Scenica Frammenti e Achab Teatro

Chanson (Indi)geste

TEATRO DI LARI
venerdì 26 ore 21.30 e domenica 28 ore 17.30

Prima nazionale

di Gabriele Benucci

con Daniela Bulleri (Angelica), Eros Carpita (Ferraù), Daniele Milano (Rinaldo)

Musiche originali Marco Lenzi

Disegno luci e scenografia virtuale Michele Fiaschi

Regia Loris Seghizzi

Si ringrazia Todomodo per la messa a disposizione dei costumi

Chanson Indi-Geste offre allo spettatore uno sguardo disincantato e atipico sul mondo dei paladini e delle loro imprese che serve da pretesto per una riflessione offerta al pubblico sulle guerre, sopratutto quelle di religione, combattute in tutti i tempi ed in tutti i luoghi. E’ questo il punto di partenza di uno spettacolo che prende spunto dalle Chansons del ciclo carolingio e bretone (ma anche dall’Orlando furioso dell’Ariosto che da esse riparte), per dare vita ad un episodio che potrebbe appartenere ad una Chanson “Indi-Gesta”, ovvero difficile da digerire da un punto di vista etico per il ribaltamento proposto degli stilemi poetici dei testi medievali: il paladino eroe indiscusso, difensore dei deboli e degli oppressi, della donna e dei princìpi cari alla morale cristiana.

La scelta stilistica adottata per la scrittura è quella di una prosa poetica che sfrutta il verso e la rima. L’obiettivo è quello di caratterizzare linguisticamente il testo con il richiamo alla tradizione, ma rendendo per questo più stridente il contrasto con il messaggio proposto: quello che le guerre non hanno mai nobili cause che le giustifichino.

In questo senso è l’uomo, inteso come “maschio combattente”, a rappresentare la ferocia della guerra e dei bassi istinti di conquista e potere che, rivestiti di alti ideali, sono causa di sofferenza sempre e dovunque.

È così che il Paladino (Rinaldo) ed il suo alter ego, il Moro (Ferraù), diventano portatori di un’etica della distruzione e della ferocia stigmatizzata nella grottesca condivisione di atti inumani. Per questo, il merito ed il vanto della dignità cavalleresca risiedono, l’uno agli occhi dell’altro, nel mero numero di uomini, donne e bambini trucidati.