Jean Méningue in “Made in Terra”
Jean Méningue
in
Made in terra
“solo” di clown di e con “Méningue”
Collaborazione artistica alla messa in scena Olivier Roy
Creazione sonora Frédéric Gourment
Creazione Luci Jérôme Lebaillif, Elena Piscitilli
Creazione costumi Jlenia Biffi
Fotografia della locandina Corrado Marzullo
Permetteteci qualche parola su uno spettacolo che non fa uso di parole.
Più che uno spettacolo si tratta di una poesia, di un racconto narrato in chiave comica e burlesca con un linguaggio corporeo, gestuale ed emozionale evocativo e coinvolgente.
La storia, come tutte le storie di questo tipo, è al tempo stesso semplice e complessa, come quella dell’essere umano.
È una storia in cui l’universo del clown è sempre presente, con tutti i suoi paradossi, i suoi drammi e i suoi nonsense.
Lui, l’essere umano, è costantemente costretto nella sua stessa trappola: il potere. Una supremazia cui non cessa di anelare, che non cessa di pretendere e, quando ottenuta, di imporre.
Sfortunatamente, però, egli si dimentica troppo spesso dell’altro vero potere: quello della vita, dell’energia creatrice che fa nascere tutte le cose e che, se trascurata, gli si ritorce contro.
Lo spettacolo è una caricatura dell’evoluzione umana e del mondo attuale, delle sue contraddizioni e assurdità.
Si susseguono situazioni di ogni tipo in cui incontriamo e ritroviamo Adamo e la sua coscienza reincarnata in Automat’hic, poi un torero a terra di nome Allez Olè, e il caro Dominator, un militare terribilmente attratto e al contempo impaurito dalle armi. Dopo la pausa (pubblicitaria?!) ecco il Grido Giusto, che fa il verso ad alcuni giochi televisivi, e per il gran finale Discoman, un ballerino impazzito che non riesce a trattenere la propria esplosiva vitalità.
La durata dell’intero spettacolo, adatto a qualsiasi tipo di pubblico, è di 60 minuti circa.